Progetto Alzheimer, firmato il protocollo

Un intervento articolato nell'ambito della cura e dell'assistenza agli anziani affetti da Alzheimer e da demenza in genere. Si tratta di Progetto Alzheimer, che vede impegnati Fondazione di Piacenza e Vigevano,  l'Ausl di Piacenza e l’Ordine dei Medici di Piacenza.

Gli obiettivi sono molteplici: migliorare la qualità di vita dei malati e dei familiari che di loro si prendono cura; migliorare l’integrazione dei medici di famiglia con i colleghi specialisti psicogeriatri, con gli psicologi ed in generale con tutti gli operatori sanitari; favorire la realizzazione di una rete di cure sanitarie ed assistenziali domiciliari, fondata sulla collaborazione delle diverse figure

professionali e sulla realizzazione di frequenti e facili contatti interprofessionali.

Questa mattina in Fondazione è stato sottoscritto il protocollo d’attuazione da parte dei rappresentanti dei soggetti promotori: Massimo Toscani, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano; Luca Baldino, direttore generale Ausl di Piacenza; Mauro Gandolfini, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Piacenza.

Il protocollo rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2022. La Fondazione ha stanziato 50.000 euro per il 2021 e altri 150.000 euro per il 2022.

IL PROGETTO. Progetto Alzheimer si articola in tre fasi:

  1. Percorso di screening, prima valutazione e follow – up della persona anziana con possibile deterioramento cognitivo. In questa prima fase è prevista la formazione dei Medici di Medicina Generale, con il coinvolgimento volontario di alcuni di loro (circa dieci per distretto) per la valutazione di possibili soggetti a rischio. Una volta individuati, questi vengono indirizzati ai Centri per il Decadimento Cognitivo e Demenze per il successivo follow-up;
  2. Realizzazione del Centro Ascolto per la Demenza. La finalità è un'azione di supporto per chi ha problemi di varia natura ed è diretta al superamento delle difficoltà di adattamento rispetto alla specifica situazione di tensione che provoca la sindrome dei congiunti. Il Centro deve diventare un punto di riferimento strutturato e continuativo per i famigliari nel quale essi possano trovare persone in grado di ascoltare i propri problemi, dubbi, avere una opportunità di sfogo e di sollievo alle sofferenze. Il centro potrà fare affidamento su professionisti che per esperienza o professionalità (psicogeriatra, psicologo, Assistente Sociale, infermiere professionale, educatore, ecc.) sono in grado di dare tutte le informazioni di supporto e possono aiutare ed indirizzare nella corretta gestione del paziente. Altro aspetto rilevante è quello di dare informazioni precise per muoversi nella rete dei servizi al fine di ottenere quanto previsto dalle istituzioni (accesso alle strutture pubbliche; come procedere per ottenere l'assegno di cura o di accompagnamento; presidi sanitari; visite specialistiche ecc.).
  3. Valutazione e gestione del “burden” del caregiver di soggetti anziani affetti da demenza ricoverati presso l’Unità Operativa di Geriatria. Si tratta di un intervento innovativo allo scopo di intercettare, in uno snodo di ulteriore criticità all’interno di un percorso di cura che è rappresentato dal ricovero ospedaliero per patologia acuta o riacutizzata, il bisogno di tipo assistenziale e non solo di supporto psicologico. Si intende fornire informazioni ed orientamento sulla Rete dei Servizi e verso la possibilità di rivolgersi a figure professionali specializzate nel sostegno psicologico. Inoltre, questa terza fase consentirà di individuare quali Servizi possano essere migliorati o istituiti per rispondere alle esigenze specifiche dei familiari, nell’ottica dell’integrazione Ospedale-Territorio.

I DATI. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la demenza una priorità di salute pubblica. Esistono 70 diverse malattie cerebrali di natura degenerativa, vascolare o traumatica che possono causare la demenza; la più frequente è la malattia di Alzheimer.  In Italia sono circa un milione le persone con demenza, di cui la maggior parte - 600 mila - sono affette proprio da Alzheimer. Attualmente in Italia si registrano circa 350.000 nuovi casi di demenza ogni anno, due terzi dei quali fra i grandi anziani di 80 o più anni. In Emilia Romagna, ad oggi si calcola che circa 72.000 persone soffrono di demenza; con il crescente invecchiamento della popolazione regionale, questa proporzione è destinata ad aumentare ulteriormente nei prossimi decenni. Nella provincia di Piacenza vi sono oltre 4.600 persone affette da demenza (dato del 2019) e si stima che ogni anno si presentino circa 850 nuovi casi.

«È un intervento particolarmente importante, che ha richiesto oltre un anno di progettazione - ha sottolineato il presidente della Fondazione Massimo Toscani -, e voglio ringraziare i nostri consiglieri d'amministrazione Franco Egalini e Giovanni Calza, che hanno lavorato a stretto contatto con l'Azienda Usl e l'Ordine dei medici. Si tratta di un intervento non solo assistenziale e sanitario, ma anche con una valenza sociale e culturale, per l'impatto che avrà. In particolare, la fase tre risulta fortemente innovativa perché incentrata proprio sulle persone che sono chiamate ad occuparsi dei soggetti fragili. È fondamentale supportare i parenti dei malati di Alzheimer in questo percorso».

Ripercorrendo le fasi del progetto, il direttore generale dell'Ausl Luca Baldino ha evidenziato come i casi di demenza senile sul territorio piacentino siano ormai quasi cinquemila, anche se si tratta di una mappatura parziale, poiché nelle fasi iniziali tale patologia spesso non viene rilevata.  Fondamentale è il supporto alle famiglie: «Si realizzeranno una serie di azioni rivolte ai familiari dei malati di Alzheimer, con l’obiettivo di estendere sempre più la rete di supporto nei loro confronti».

Nella fase di screening il progetto coinvolgerà in modo prevalente i medici di famiglia. «L’Alzheimer ci riguarda tutti – ha commentato Mauro Gandolfini, presidente dell’Ordine dei Medici di Piacenza. Oggi, che l'età media si è allungata, è sempre più frequente. In passato gli anziani erano più inseriti nel sistema sociale; oggi prevale un isolamento che rende la loro cura più pesante e difficile».

Giovanni Calza, del Cda della Fondazione, ha sottolineato il grande lavoro di èquipe svolto con vari professionisti dell'Ausl - in particolare Salvatore Pasquale Turano, Lucio Luchetti e Anna Maria Andena - e con Augusto Pagani, già presidente del'Ordine dei medici di Piacenza.

Franco Egalini, consigliere d'amministrazione e coordinatore della Commissione Welfare della Fondazione, ha sottolineato come il progetto sia nato in piena emergenza Covid, superando lo stress psicologico della pandemia.

Scarica il Comunicato Stampa

Piacenza, 22/04/21

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