Il violoncello cantabile | Adriano Fazio

MUSICA A SAN DIONIGI 2024 14 giugno 2024 ore 21:00 Piazza Martiri della Liberazione, Vigevano Auditorium San Dionigi

Adriano Fazio | ph. Michele Scimè

Sonate per violoncello concertante, violino e basso continuo di N. Porpora e N. Costanzi

ENSEMBLE D’ARCHI “AIMART ANTICO” – ROMA
ADRIANO FAZIO violoncello concertante
VALERIO LOSITO violino
ELISABETTA GUGLIELMIN clavicembalo

 

Formatosi a Napoli presso il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, Nicola Porpora (1686-1768), uno dei primi maestri di canto della scuola napoletana, debuttò con un'Agrippina data nel Palazzo Reale di Napoli nel 1708; dal 1711 al 1725 fu maestro di cappella del Principe di Hessen-Darmstadt (di stanza in città con l'esercito austriaco) componendo le opere Flavio Anicio Olibrio (1711) e Basilio re d’oriente (1713), quindi Arianna e Teseo (1714) e Temistocle (1718) per Vienna, le serenate Angelica (1720) e Gli orti esperidi (1721).

Dal 1715 al 1721 fu maestro di canto e composizione al Conservatorio di Sant'Onofrio a Napoli. A Roma mise in scena Berenice regina d’Egitto (1718) scritta in collaborazione con Domenico Scarlatti, poi Eumene (1721), Adelaide (1723) e Didone abbandonata (1725). Fu quindi a Venezia maestro all'Ospedale degli incurabili fino al 1733, quando accettò di trasferirsi a Londra per guidare una compagnia d'opera (Opera of the Nobility) che debuttò con Arianna in Nasso (1733). Dopo un breve periodo tra Venezia e Napoli, si trasferì a Dresda per il Filandro (1747), opera composta per il compleanno della principessa Maria Antonia di Baviera. La sua carriera si svolse costantemente alle prese con una concorrenza agguerritissima: sulle scene italiane i concorrenti erano Leo e Vinci, a Londra Handel, a Dresda Hasse, che nella capitale della Sassonia ottenne poi il posto di Oberkapellmeister, spingendo Porpora a spostarsi a Vienna fino al 1758, quando tornò a Napoli sulla cattedra già ricoperta in Sant'Onofrio. Ebbe come allievi alcuni dei principali evirati cantori dell'epoca, fra cui Caffarelli e Farinelli (e più tardi, nel 1750, fu anche maestro del giovane Haydn, suo assistente). Non è certo per la produzione didattica che Porpora è passato alla storia, bensì per l'estesissimo catalogo di musica vocale – operistica e da camera – tuttavia la ricezione dei suoi solfeggi, tanto in edizioni a stampa apparse per molti anni (ancora nel 1858, quasi a cento anni dalla morte, escono a Londra i Porpora's Elements of Singing), quanto per adozione diretta da parte di molti cantanti, induce a considerarlo come figura di portata ancor più ampia e sfaccettata e, in relazione all'insegnamento, come un vero e proprio fondatore di scuola, alla stessa stregua di Chopin e Liszt per il pianoforte durante il Romanticismo. Il magistero vocale si riflette anche nella non copiosa ma raffinata produzione strumentale, le cui radici affondano nell'influente stile imposto da Arcangelo Corelli a Roma, dove il Bolognese dirigeva un'orchestra i cui violoncellisti (per esempio Giovan Lorenzo Lulier, Giovanni Bononcini, Filippo Amadei), sono nomi storici non tanto della Sonata o del Concerto bensì della Cantata. Sono dunque schiettamente “cantanti” sia il violino sia il violoncello di Porpora, con ancor più convinzione di quanto non si dica abitualmente per la musica barocca in generale – tutta improntata all'emulazione della vox humana – perché qui chi canta non è un modello di vocalità astratto ma un divo delle scene teatrali. Particolarmente caratteristica delle Sinfonia da camera e poi delle Sonate a due violini e due violoncelli, è proprio la parte del primo violoncello, il cui agile e melodioso virtuosismo risente dell'ascolto e della frequenza che Porpora certamente ebbe con violoncellisti napoletani come Giovanni Carlo Cailò, Rocco Greco e soprattutto i più giovani Francischello Alborea e Francesco Supriano (a sua volta autore di un pionieristico metodo in cui appaiono alcune delle figurazioni adoperate anche da Porpora). Per verificare ulteriormente i legami voce-violoncello è utile considerare anche un caso interessante di cantata dello stesso Porpora (“Or sì m'avveggio, oh Amore”) che contiene una parte di violoncello concertante che duetta insieme al soprano usando il medesimo armamentario figurale delle Sonate. L'ascolto delle Sonate di Porpora, pochissimo frequentate in concerto e in disco, contribuisce a documentare la ricca scena violoncellistica napoletana che consta non solo di brani scritti dagli stessi virtuosi ma anche di cantate e serenate con uno o due violoncelli obbligati e anche veri e propri concerti per violoncello (in entrambi i casi opera di Leonardo Leo). Questa musica, lungamente negletta, ha il triplice ruolo di approfondire la conoscenza di autori abitualmente riferiti solo al teatro d'opera, completare il panorama linguistico capace di spiegare l'emersione virtuosistica di questo strumento nella prima metà del Settecento (altrimenti relegata solo alle pagine di Vivaldi e Bach, per altro non all'oscuro della musica napoletana), di mostrare con chiarezza le basi sulle quali si fonda il violoncello galante e classico (quello dei celeberrimi concerti di Franz Josef Haydn).

Carlo Fiore

 

I concerti sono a ingresso gratuito

 

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